Il Trip dello Zangyo

Basta poster e Miteru-chan per un po', oggi voglio condividere con voi qualche piccolo episodio scioccante della mia vita lavorativa.

Premessa: non so quanti di voi lo sappiano, ma io al momento lavoro in una compagnia giapponese. Grande compagnia nel campo dell'elettronica, palazzone di metallo e vetro di 20 piani ecc. Lavoro in un team composto per metà da traduttori madrelingua e per metà da giapponesi, che collabora con un team di programmatori tutti giappi.

Premessa2: non so quanti di voi lo sappiano, ma in Giappone c'è una cultura del lavoro un po' diversa dalla nostra: tradizionalmente, se fai la vita del salaryman l'azienda in cui entri appena finita l'università è l'azienda in cui lavorerai per tutta la vita; farai la gavetta e avanzerai lentamente di promozione in promozione, fino a (forse) diventare dirigente, quando avrai tipo 50/60 anni, per poi essere gettato via e dimenticato quando andrai in pensione. Ora, c'è da dire che questa realtà sta cambiando, i giovani non hanno più molta voglia di sbattersi per niente, vogliono fare esperienze, si sposano di meno, a volte vanno a vivere all'estero per un po'... insomma le cose si stanno muovendo. Resta comunque il fatto che sono in molti a fare questa vita, seguendo un copione scritto da qualcun altro in cui l'azienda è la loro casa e la loro vita e il resto sono solo frivolezze che non contano.
In questo contesto lavorativo, fare gli straordinari (in giapponese zangyou-残業) va molto di moda. Diciamo che in altri stati se fai il tuo lavoro bene e finisci in orario o anche prima, vieni premiato; qui vieni premiato se lavori il più possibile, senza necessariamente essere produttivo. L'importante è mostrare fedeltà all'Azienda.
Ma se questa è una cosa tipicamente giapponese, che cosa succede ad un gaijin (straniero) che entra in un'azienda giappa? Beh, dipende dall'azienda. Conosco persone che fanno esattamente la vita del salaryman e persone che no. In molti casi credo si possa dire che sta un po' al suddetto gaijin costruirsi un'immagine. Voglio dire che se dal primo giorno che lavori rimani più del dovuto, i tuoi datori di lavoro si aspetteranno che tu lo faccia sempre. Invece se fai il tuo lavoro bene e esci all'ora giusta, di solito lo accettano come il tuo metodo di lavorare e morta lì. Certo, forse legherai un po' di meno con i colleghi, che andranno a bere una sera sì e una no quando escono dal lavoro alle 10 pasate, ma in fondo chi se ne importa, almeno tu hai ancora una vita sociale e un fegato.
Per me vale quest'ultima opzione: intanto non sono una shain (社員), cioè una dipendente diretta dell'azienda, ma lavoro per una kyouryokugaisha (協力会社), praticamente in subappalto. E da un mese ho pure un contratto freelance, quindi non sono shain nemmeno di quest'ultima azienda. E il contratto conta, è come un anello di fidanzamento con l'azienda. Nel mio caso è più come se ci andassi a letto ogni tanto, ma niente di serio. Tutto questo significa che, a differenza dei dipendenti veri e propri non sono tenuta a giurare fedeltà e amore eterno alla compagnia, ma solo a lavorarci. Poi se voglio fare straordinari non me lo impedisce nessuno eh, ma diciamo che da me non se l'aspettano.

Alla faccia della premessa. Ma mi serviva questa piccola introduzione per potervi meglio servire i seguenti mini-episodi tratti da mia personale vita che ogni tanto mi bloccano la crescita.

Episodio 1: Ogni tanto, forse un paio di volte al mese, alle 5 fanno passare un annuncio sugli altoparlanti, con una vocina carina carina che ci informa che quel giorno è il "no zangyo day", e cioè il "giorno del non-straordinario", e invita tutti a tornare a casa all'ora giusta. La prima volta che l'ho sentita ho chiesto alla mia collega se tutti sarebbero tornati a casa presto quel giorno, e lei mi ha riso in faccia. Una risata alla Voldemort.

Episodio 2: L'altro giorno, durante la solita riunione mattutina (inutilerrima tra l'altro), uno degli shain ha pronunciato la seguente frase: "oggi a causa di un'impegno sarò costretto ad uscire in anticipo alle 5 e mezza, scusate". Alché un altro shain ha commentato: "beh, veramente non è in anticipo, è l'ora giusta". Risatine nervose.

Episodio 3: Questo lunedì, durante l'assemblea generale (più utile ma noiooooosa), uno dei manager ha annunciato che sono state modificate alcune regole riguardo agli straordinari e ce le ha spiegate. Il primo punto era che sostanzialmente non si dovrebbe rimanere in azienda fin dopo le 10 di sera: a quest'affermazione è seguito un coro di sbuffi e brontolii, come a dire "ma che rompipalle questo". Qualcuno aveva anche un'espressione lievemente sconvolta.

Penso che certi giapponesi siano drogati di zangyo. Lo fanno anche se non ce n'è bisogno, anche se gli viene detto di non farlo, anche se hanno moglie e figli che non vedono mai. Lo stato ha fatto delle leggi, ma per ora sono solo superficiali e ci vorrà un po' perché la gente si disabitui a questo stile di non-vita. A volte penso che in qualche modo le cose stiano andando meglio di quello che sembra, in fondo si cominciano a vedere miriadi di giacche e cravatte riversarsi nei treni già dalle 5 del pomeriggio, il che mi fa pensare che in fondo in fondo tutti stacanovisti non siano, a partire da alcuni dei miei colleghi che alle 6 si volatilizzano. Ma poi leggo le email della mia collega del giorno prima e sono scritte alle 23:29, e vedo uno dei programmatori che è venuto a lavorare il giorno dopo che è nato suo figlio, e il responsabile del mio team che dopo essere usciti a bere si è fermato a dormire in azienda perché non aveva cazzi di tornare a casa, e penso: che bello essere gaijin.

I giapponesi e il lavoro: no one can live while the other survives.

3 rockers:

  1. post interessantissimo, uno spaccato di vita giappo che fa pensare anche qui da noi... bello bello! ne vorrei ancora. Ancora grazie. Ancora!

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    1. Sono contenta che ti sia piaciuto! Era sa un po' che volevo parlare di qualcosa che non fosse Miteru-chan :D

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  2. spaziale questo estratto di vita lavorativa giappica :D

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